Flat tax, reddito di cittadinanza, pace fiscale e pensioni: quattro dei punti fondamentali della manovra fiscale alle porte che lesecutivo dovrà portare a termine. Nodi che costituiscono la battaglia del governo e che dovranno presto essere sciolti, soprattutto per quanto riguarda le coperture: cè il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, che rassicura i mercati e il vicepremier Di Maio che lo sprona trovare le risorse”.
Punto cardine della battaglia leghista è la tanto discussa flat tax, misura che prevede due regimi semplificati: la prima aliquota al 15%, – come ha spiegato il sottosegretario allEconomia, Massimo Bitonci – potrebbe riguardare “chi ha ricavi fino a 65mila euro, senza contabilità e Iva” mentre si pensa “a un 5% in più, quindi flat al 20%, fino al tetto da 100mila euro di redditi”. Tra le novità possibili anche una mini flat tax con unaliquota al 5%, per tre-cinque anni, per le start up di giovani under 35, con ricavi fino a 65mila euro.
Sul tavolo del governo anche lopzione di un taglio delle accise, la cedolare secca sulla locazione degli immobili commerciali, lIres al 15% per le società che reinvestono gli utili e un possibile taglio dellIrpef, dal 23 all 22%. Ma è possibile comunque che la riduzione slitti al 2020. I Cinquestelle non sono contrari alla misura ma a condizione che non aiuti i ricchi. “Sono daccordo ad abbassare le tasse e la condizione che abbiamo posto alla Lega è che non deve aiutare i ricchi, ma la classe media, le persone più disagiate che pagano le tasse da una vita e che in tutti questi anni hanno finanziato sprechi e privilegi con le proprie tasse” ha detto Di Maio.
Misura portante del programma Cinquestelle è invece il reddito di cittadinanza, altro nodo da sciogliere: per finanziarlo, infatti, servirebbero almeno 10 miliardi di euro, dei quali 2 mld solo per potenziare i centri per limpiego. Salvini ha rimarcato che “limportante è che non sia un reddito per stare a casa sul divano a guardare la televisione”. Di Maio ha precisato che “insieme alle infrastrutture” è “la prima misura per il Sud”. “Ma non significa dare soldi alle persone per stare sul divano – ha chiarito – perché noi che siamo del Sud ce li ricordiamo i soldi dati alle persone per starsene sul divano in cambio di voti. Per questo vogliamo fare una misura totalmente diversa”.
Il governo studia anche diverse declinazioni di pace fiscale: sul fronte leghista si punta a un intervento di più ampio respiro, sul fronte M5S si opta per introdurre uno sconto molto vantaggioso per erodere lenorme mole di cartelle di difficile riscossione. La pace fiscale “è imprescindibile” ha detto il premier Giuseppe Conte in unintervista a La verità. Ma guai a parlare di condono fiscale. “Il Movimento 5 Stelle non è disponibile a votare nessun condono – ha sottolineato Di Maio -. Se stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio siamo daccordo, ma se parliamo di condoni non siamo daccordo”.
Sul fronte previdenziale, il governo lavora su due fronti: la quota 100 promessa da Salvini e le pensioni di cittadinanza volute dai Cinquestelle. Sul primo versante si stanno valutando i ritocchi alla Fornero riducendo letà di ritiro dal lavoro con lintroduzione di quota 100. Il vicepremier leghista punta a 62 anni di età e 38 di contributi, mentre al Tesoro si lavora su 64 anni e 36 di contributi. La seconda misura consiste nellallineamento graduale dellassegno dei pensionati indigenti (in totale 4,5 milioni) a quota 780 euro mensili, valore che lIstat considera come soglia di povertà.
Per avviare lintervento si ragiona sul taglio delle pensioni doro, quelle superiori ai 4mila euro non giustificati dai versamenti contributivi, che porterebbero però una cifra esigua, circa qualche centinaio di milioni di euro. Ieri Di Maio ha assicurato: mai più pensioni minime inferiori ai 780 euro. Dal 1 gennaio 2019, ha promesso il vicepremier, scatterà laumento. “Avere una pensione per sopravvivere un intero mese è un principio di civiltà”, ha ribadito.